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Libretto dell'opera

DÉRUCHETTE
Idillio drammatico in tre atti
di
CARLO ZANGARINI
(Dai “Lavoratori del mare"di V.Hugo)
Musica di
GIUSEPPE PACINI
PERSONAGGI

 

  • MASTRO LETHIERRY (Basso)
  • DÉRUCHETTE. (Soprano)
  • GILLlATT (Baritono)
  • IL PASTORE EBENEZER (Tenore)
  • IL DECANO HERODE. (Basso)
  • LANDOYS. (Tenore)
  • GRAZIA (Soprano)
  • DOLCE (Soprano)

 

ALTRI PERSONAGGI
  • UN GUARDIACOSTE
  • UN CAPITANO DI MARE
  • DOGANIERI
  • MARINARI
  • DONNE E RAGAZZI
  • BORGHESI
  • OPERAI

Nell’isola di Guernesey (Manica) Circa lanno 1820

 

ATTO PRIMO

A Saint Sampson La collina che digrada al mare. Alla sinistra una bassa muraglia tutta ricoperta di edere e di caprifogli, che limita il giardino della BRAVEES, l’abitazione di Mastro Lethierry. Al di là di un cancello si intravede, tra gli alberi, la modesta casetta.

A una colonna del cancello è sospeso un quadro, che rappresenta un battello a vapore di forma primitiva; della scritta si leggono in grande le parole "LA DURANDE", e "MASTRO LETHIERRY"

Alla destra la casa del cancelliere Landoys. Al centro una piazzetta, ingombra di suppellettili marinare: botti, reti, cordame. Nel fondo, il mare. Non lontano dalla costa, emerge dalle acque una scogliera, dalla forma strana di rozzo sedile; lo scoglio GILD - HOLM - UR.

E’ circa l'ora del tramonto. (Al levar della tela, circondato da un gruppo di donne e di marinari, nella piazzetta è un giovane Pastore anglicano. Veste il severo abito dell'uso: capelli biondi; viso dolce, espressivo. E' il nuovo rettore della parrocchia di Saint Sampson, Ebenezer Candrai. Ha una piccola Bibbia in mano. Alla destra, in disparte, Gilliat. E' un giovane e forte marinaio, abbronzato dal sole e dalla salsedine: spirito solitario e incompreso, è sfuggito dalla folla, che lo ha in fama di stregone. Affisa la casa di Mastro Lethierry, tra timido e fascinato. I marinari e le donne parlano al Pastore, a voce soffocata, accennandogli Gilliatt, in preda a un terrore sciocco e ignorante.)

Donne e Marinari:

E' mago

E' figlio di strega!

Bada !

Tutti lo fuggono per la contrada!

Conosce l'erba che doma i mare!

Non gli parlare! non lo guardare!

Sta in una vecchia casa stregata!

Anche il demonio l'ha abbandonata!

Gli han visto al piede l'unghia forcuta!

Fa meraviglie!

Ebenezer

(dolcemente, sorridendo)

Forse l'aiuta

lo spirito di Dio.

Fate il bene, frateIli,

e non pensate il male.

( Dal fondo, alla destra, sopraggiunge Landoys, il cancelliere della parrocchia di Saint Pierre Port. Uomo di mezza età; faccia aperta e bonacciona. Va dritto a Gilliatt; lo scuote dalle sue fantasie.)

Landoys

Salute, mastro Gilliat!

(Gli tende la mano con amicizia franca e aperta: Gilliatt gli risponde sorridendo amaramente.)

Gilliat

Vi ringrazio!

(Poi Landoys si rivolge ad Ebenezer.)

Landoys

(indicandogli la gente)

Non li ascoltate, Pastore.

Sono poltroni che tremano

d'un'ombra. Ogni opera buona

è una stregoneria

per le pettegole!

( Al gruppo, con gesto energico.)

Via!

Il gruppo

( con derisione, allontanandosi. )

Che tono! Dai maghi

lui campa sicuro !

Sappiamo! Ci avete

con voi lo scongiuro!

Un giorno una strega

v'ha dato un sacchetto!

Perché lo tenete

nascosto sul petto?

( Ridono; raccolgono da terra reti e canestri, allontanandosi. Landoys non se lo lascia dire; grida loro dietro.)

Landoys

Lo porto per prudenza,

non per diavoli o incanti

(A Ebenezer, sulla porta della propria casa)

Dio mi guardi dai santi,

Pastore, con licenza!

(Rinchiude la porta, scomparendo. Ebenezer si avvicina a Gilliatt.)

Ebenezer

( Con accento commosso)

Io vi devo la vita.

Gilliatt

(Duramente, senza scortesia)

Può darsi

Ebenezer

(Segnandogli a dito la scogliera lontana )

Quello scoglio

è dolce alla salita...

vi si domina il mare.

Ma, mentre che tu navighi

in un sogno ideale,

c'è la marea che sale!

Stanco, m'ero assopito.

Devo a voi se l'eterno

sonno non ho dormito!

( Si fruga nelle tasche, porgendogli una moneta d'oro. Gilliatt scosta, senza orgoglio e senza asprezza, la mano del Pastore, rifiutando. Ebenezer lo affisa.)

Ebenezer

Siete della parrocchia ?

Gilliat

No

Ebenezer

Di quale allora ?

Gilliat

(indicando il cielo, con un gesto vago)

Là: di quella …  

Ebenezer

( Avviandosi, un po' contristato)

Addio.

(Poi si rivolge ancora)

Scusate

(Offre a Gilliatt una piccola Bibbia)

E’ la divina scorta

della vita. Mi avete

salvato. Ora accettate

questo libro, che salva e che conforta.

(Grilliatt prende il libro, con un triste sorriso riconoscente, e si sofferma un attimo a guardare il giovane, che dispare svoltando dalla sinistra. Poi il suo occhio è attratto ancora dalla casa di Mastro Lethierry. Si accosta timidamente, non osando affacciarsi al cancello: ascolta avidamente. Una voce argentina squilla dentro la casa)

Déruchette

(dentro)

Grazia! Dolce! Correte!

(Gilliatt, che ha sussultato alla voce, fugge via, intimorito. Dalla casa, frettolosa, rumorosa esce Déruchette, seguita dalle due donne Grazia e Dolce. Déruchette è la bella nipote di mastro Lethierry; civetteria ingenua e astuzia innocente. Veste con eleganza isolana; ha in capo un cappello di fiori. Grazia e Dolce sono due ragazze, affezionatissime alla padroncina, che mastro Lethierry le ha messo a fianco, per ubbidire ad ogni suo capriccio)

Déruchette

(accorrendo a spiare al fondo)

L'avete veduto?

Dolce

Chi ?

Déruchette

Il nuovo Pastore!

Grazia

Sei certa?

Déruchette

Pur ora svoltò dal sentiero.

Dolce

Da ieri è in paese.

Grazia

II vecchio rettore ci lascia

Deruchette

Del cambio non piango davvero!

Dolce

Monella !

Grazia

Hanno detto ch'è giovane e bello l

Dolce

(a Grazia)

La mia padroncina, vedrai l'innamora!

Grazia

(a Dolce)

A tutto il paese voltato ha il cervello

Dolce

Che gioia a chiamarla: rettora

Grazia

Pastora!

(La inchinano,  ,con gaio affettuoso motteggio: Dèruschette fa atto di percuoterle: esse le sfuggono, tutte liete)

Déruchette

( con leggerezza ingenua )

Che colpa ne ho se la rosa

somiglia al mio labro che ride?

Se l'occhio,  ,che un giorno mi vide,

la notte mai più non riposa?

Io son la farfalla dorata,

che cerca ogni fiore, ogni ramo:

Non chiedo,  ,né sposo, né damo,

non faccio per essere amata!

Dolce;Grazia

Superba ! E se il fiore

d'amore languì ?

Dèruchette

Non chiedo l'amore: son fatta così!

( Ridono: fanno per rientrare, allacciate insieme:sul cancello s'incontrano con mastro Lethierry. Dolce e Grazia rincasano: Déruchette è trattenuta dallo zio. Mastro Lethierry è il tipo del vecchio marinaio, saggio e robusto. Barba corta e folta; la pipa sempre alla bocca. Veste con certa proprietà, dovuta alla sua presente agiatezza. )

Mastro Lethierry

(abbracciando Déruchette)

Dove fuggi, cutrettola mia ?

Passeretta stordita ?

Restami tra le braccia,

così, un poco, ch'io senta

questa tua giovinezza

passar nella mia vita!

Riposa la carezza

dei tuoi capelli contro

la mia ruvida faccia!

Che il vecchio marinaro

veda, traverso, i ricci

della testina cara,

scorrer l'età più lenta,

e si rinnovi in te!

(Dalla sua casa esce Landoys. Vede lo zio e la nipote abbracciati; saluta festosamente )

Landoys

Da bravo Lethierry! Ecco un quadretto che consola

Mastro Lethierry (raggiante)

E' il tesoro

mio, Landoys!

Landoys

(secondandolo, con intenzione)

Non tutto...

Mastro Lethierry

Siete furbo,

mio caro Landoys!

Voi mi tentate...

Landoys

Ditela, mastro Lethierry!..E poi?...

(Mastro Lethierry fa un largo gesto con la pipa, indicando con solennità, il battello, nel quadro appeso alla colonna)

Mastro Lethierry

Il mio battello! Eccoli i due tesori

Durande e Déruchette!

Ecco la vita!

E tutto l'orizzonte del mio cielo!

(Animandosi )

Una felice, e l'altro mi fa ricco! Uno sul mare e l'altra sulla terra.

Ditemi, chi più bello? Una la grazia, l'altro la maestà.

Déruchette

(interrompendo lo zio)

Lo annoieremo;

povero Landoys.

(Ma il vecchio marinaio non ascolta, tutto preso dalla sua contemplazione entusiastica; Landoys sorride bonariamente)

Mastro Lethierry

(toccando, quasi carezzando, l' immagine del suo battello)

E m'è costato

lotte e sudori questo mio figliolo!

Scarso, a moneta, solo,

contro la gelosia

di tutti! Quando ho vinto,

l'hanno chiamato una diavoleria!

Ma ora è la ricchezza del paese!

Ora fila veloce

verso il lido frances!...

Per questo a ricordarlo,

mi viene agli occhi il pianto !

(Si rasciuga una lagrima; Landoys gli stringe la mano e se ne va dalla sinistra, al fondo. Mastro Lethierry rincasa con Déruchette.Passa un breve tempo, durante il quale si odono scoppi di mina, lontanissimi; grida vaghe sul mare. Poi, dalla cameretta di Déruchette, giunge un canto. E' la fanciulla che si accompagna sul pianoforte)

Déruchette

(dentro)

La sera con tutti i profumi

discende nel cor:

il lido risplende di lumi;

ne li occhi si accende

la luce d'amor.

Perché così triste una voce

sussurra dal mar ?

Quel barco, che rema veloce,

che doglia suprema

va lungi a portar ?

Un'anima passa dolente,

sul mare crudel :

ma l'anima lieta non sente

la doglia segreta

d'un cuore fedel!

(La canzone di Déruchette muore sulle labbra della fanciulla. Ma trova un'eco nei silenzi del tramonto. Su alto, dal colle, un flauto montanaro ha ripreso la melodia favorita: sulla porta della sua casa Mastro Lethierry spia, in ascolto )

Mastro Lethierry

(tra sé, comicamente)

Sospira un rosignolo,

e fa la rima al verso

della graziosa mia cutrettolina!

Non è la prima volta

che quel suono si ascolta!

Chi che tu sia, ragazzo è tempo perso!

Per sposar Déruchette, bel rosignolo,

ci vuole altro che flauti alla collina!

(Mastro Lethierry rientra, crollando il capo, allegramente. La scena torna deserta. Lento, circospetto, dal colle, viene Gilliatt. Ha portato un fascio di gelsomini. Si avvicina, timoroso alla casa di Lethierry, e lascia cadere al di là del muro il suo fascio di fiori.)

Gilliat

Dietro il muretto, un giorno,

ascoltai una voce

chieder dei gelsomini.

Forse ama questo fiore...

(Si allontana; viene alla destra, verso la casa di Landoys; si siede, fantasticando.)

Se non fossi fuggito e maledetto,

le direi che di fiori

ce n'ho pieno un boschetto!

Non per amore, no; per cortesia...

Lo so: troppo è lontana!

Ma dirle una parola

sola!...che so?.«Ch'è bella

tanto! Offrirle la vita,

come ad una sorella !

(Teme di udire il passo di Déruchette: balza in piedi, in un brivido)

M'era parso il fruscio

d'una veste! Le han detto

di me tanti terrori!

Io le farei paura!

(nell'angoscia di un ricordo)

La madre morta, sperso nel cammino,

vissi coi venti e il mare mi adottò:

mi disse la tempesta il mio destino,

la marea le mie lagrime contò.

Crebbi gagliardo: l'uomo che mi vide

rise maligno e dubitò di me:

l'onda mi risparmiò, l'onda che uccide:

la calunnia mi vinse e mi abbattè!

Tu sola splendi alla mia vita oscura,

luce di grazia, che di me non sai!

Nella mia notte, dolce creatura,

la santa fiamma non tramonti mai!

(Un grande urlo confuso risuona improvviso. Gilliatt ascolta, è turba che accorre. Sì ritrae sul fondo, in disparte, osservando; rimane nascosto dalla folla che irrompe. Sono marinari, doganieri, operai, donne, ragazzi, borghesi. Confusi nella folla, un guardacoste, un capitano di mare. Tutti tumultuano, chiedono notizie, in una confusione d'angoscia e di spavento. )

La folla

Disgrazia!

Naufragio !

Perduti!

Perduto il battello!

Alle Douvres!

Un urto?

La nebbia!

Il capitano

Una falsa manovra!

La folla

La gente?

Il guardacoste

Salvata!

La folla

Chi disse?

Chi vide?

Il guardacoste

L'han detto

i naufraghi dalla scialuppa!

La folla

Disdetta!

Doveva finire così!

Non si scherza col mare!

Tacete !

Corriamo alla spiaggia!

Saranno sbarcati!

Silenzio!

E' lui!

Lethierry!

Chi l'avvisa? Chi prima si attenta?

Ecco qua!

Parlategli voi Landoys!

(Dal fondo accorre, tutto in agitazione, Landoys. La folla gli fa ala così che quando mastro Lethierry, accorso al rumore, si fa incontro alla gente, interrogando con l'occhio ansioso, Landoys gli è vicino e può per primo dargli la terribile notizia.)

Lethierry

Ebbene ragazzi ?

Landoys

(con voce commossa, battendogli la mano sulla spalla)

Coraggio Lethierry!...

Lethierry

(in un urlo soffocato, intuendo)

La Durande?

Landoys

Perduta!...

(Mastro Lethierry è come folgorato; si caccia le mani nei capelli, disperatamente; cade a sedere come mancando. Landoys prosegue rapido)

 

Alle scogliere

Douvres. Tutta la gente

salva. Fate coraggio!

(Gli è sopra, a confortarlo; la folla tace, rispettosa)

Mastro Lethierry

( con un gemito sordo)

Naufragata! E' la fine!

(Déruchette, ignara di tutto, si fa sul cancello, fascio dei gelsomini, odorandoli avidamente. Vede Lethierry seduto, accasciato; le cadono i fiori: accorre a lui, inginocchiandoglisi accanto, interrogando Lethierry la stringe forte al petto disperatamente. )

Déruchette!

Cara! Mi perdoni tu?

T'avevo per le nozze preparata

una dote invidiata!

la mia bella Durande è persa in mare;

e tu sei poveretta,

come il tuo vecchio, o mia

passeretta sperduta!

Eravamo felici;

ma l'ora delle lagrime è venuta!

La bella nave non ritorna più!

(Singhiozzano, stretti insieme in un abbraccio d'angoscia. S'è fatto intorno ai due un silenzio religioso. Tra la folla, commosso, agitato, febbricitante appare Gilliatt. Landoys tenta gli ultimi conforti)

Landoys

(Piano a Lethierry, con dolcezza persuasiva)

Non disperate. Forse

tutto non è perduto.

Mastro Lethierry

(crollando il capo, desolatamente)

Il mare è risoluto!

Prende e non rende il mare!

Landoys

Qualcuno può tentare

l'impresa!

Il Capitano

(incredulo, sicuro)

Non esiste

quell'uomo!

La folla

(secondandolo)

Non si dà!

Sfidar quella scogliera

è una temerità!...

Il Capitano

Se quell'uomo esistesse...

 

(Déruchette leva il capo, gira intorno i belli occhi rossi di lagrime, e mormora, come un voto)

Déruchette

Lo sposerei!

 

(Una pausa. Fuori dal gruppo esce un uomo, pallidissimo. E' Gilliatt. Si fa incontro a Déruchette, con l'occhio stranamente acceso d'un eroico ardore.

Gilliatt

(con ferma voce)

Lo sposereste?...

(Tutti gli occhi sono sopra lui. Mastro Lethierry si scuote; affisa Gilliatt, come trasognato. Sorge in piedi; si toglie di capo il berretto di marinaro; lo getta a terra.)

Mastro Lethierry

(con solennità)

Giuro

a Dio che Déruchette lo sposerebbe!

(Gilliatt scompare, attraverso la folla. Déruchette non ha tempo né pure di notarlo, di ripensare alla sua promessa; si stringe a Lethierry, che appare alquanto sollevato. Sono sopraggiunti il Pastore Ebenezer e il vecchio Decano Herode, il rettore che ora lascia la parrocchia al giovane Ebenezer. Il Decano ha una Bibbia tra le mani. Landoys si è soffermato a salutarli; poi si dilegua con la folla, che se ne va, commentando sottovoce.)

La folla

Gilliatt!

E poi diranno

che qui non c'è malia!

Vedrem se la versiera

l'aiuta!

La scogliera

gli porterà malanno!

Gilliatt!

Gesummaria!

 

(Il Decano ed Ebenezer si sono accostati a Mastro Lethierry. Egli, che si avviava alla casa, si sofferma, contrariato; Dèruchette ha arrossito)

Il Decano Herode

(con amabilità)

Lethierry, perdonate. E' un' ora triste:

ma la vera pietà vien sempre a tempo.

Vi presento il Pastore,

che mi succederà

(Lethierry ha raccolto da terra il berretto e lo agita nervosamente tra le mani; abbozza un inchino di mala voglia. Déruchette li affisa, estatica; abbassa subito gli occhi. Ebenezer ha un piccolo fremito involontario. Il Decano prosegue.)

E' buono e saggio.

Egli vi reggerà. Fate coraggio.

Mastro Lethierry

(Fissando il Decano, un po' altero)

Mi regge la coscienza!

Il Decano

(con sacro ardore accendendosi)

La coscienza

 è questa!...

 (Batte la mano sulla Bibbia)

Ha una parola

per ogni dubbio. Apriamola.

(Introduce le dita a caso nel Libro; lo tiene aperto, con la maestà d'una fede incrollabile. Porge la Bibbia a Ebenezer)

Leggete.

(Il giovane Pastore, immerso come in un sogno si riscuote. Prende il Libro, devotamente; legge il primo passo che gli viene allo sguardo)

Ebenezer

"Ora Isacco era uscito dalla preghiera:

"Ritornava dai campi al far di sera.

"Disse Rebecca (e le tremava il core):

"chi è l'uomo che giunge? -E' il tue Signore.-

"Ella si trasse un velo sopra gli occhi;

"Scese di sella e lo adorò a ginocchi.

"Entrò nella sua tenda e fu sua sposa.

"Ed Isacco l'amò sopra ogni cosa.

 

(Ebenezer richiude il libro. Una pausa d'imbarazzo. Dèruchette ed Ebenezer si guardano,

lungamente, come fascinati: Mastro Lethierry richiama Dèruchette, traendola dolcemente in casa; il Decano si è accostato a Ebenezer, che si avvia con lui, dalla destra. Scende la tela, lentamente. )

 

ATTO SECONDO

Alla sinistra la scena rappresenta una sezione del chiosco d'imbarco, nel giardino delle Navées; il rimanente della scena è occupata dal giardino. Nella parete destra del chiosco una porta, che comunica col giardino; di fianco alla porta una campanella di richiamo. Nella parete sinistra un'altra porta, da cui si discende al mare. Nella parete di fondo un'ampia finestra, che guarda sul mare; nel vano della finestra, illuminato dalla luna, appare il camino della Durande, la barca di Lethierry, che Gilliatt ha ricuperata e portata inavvertito, a gli ormeggi.

Il chiosco è adornato di suppellettili dell'uso:una carta marina, un cronometro , uno scrittoio, con calamaio e carte. In un angolo, al fondo, la branda ove dorme Mastro Lethierry. Una lampada accesa sullo scrittoio. Il giardino, al fondo, è limitato da un muretto, oltre il quale si profila il mare; presso il chiosco il muretto si perde tra grossi alberi fronduti. A proscenio, alla destra, tra gli alberi, una panca. Sentieri tra le piante. E' sera inoltrata.

( Stanco, circospetto, dalla porta d'imbarco entra Gilliatt, quasi irriconoscibile: i capelli in disordine, gli abiti laceri, il mento ispido di peluria incolta. Avanza a lenti passi, ascoltando. E' silenzio intorno; tra le piante odorose canta un rosignolo.)

Gilliatt

(tra sé)

Nessuno mi ha veduto

dalla costa o dal faro:

nessuno mi aspetta qui.

E' tardi, e al suo riposo

indugia ancora Mastro Lethierry.

(sedendosi sull'orlo della branda)

Ecco il suo letto; l'aspra

cuccia del marinaro.

(Col pensiero Déruchette)

E lei? Forse già sogna

O forse è desta. Pensa

a un lontano, o scordò

la divina parola

che la forza all'impresa m'insegnò?

Ora che a lei ritorno

col battello perduto,

prima che spunti il giorno

io le voglio il saluto

d'un sospiro mandar:

come a l'immagin santa

che mi resse al cammino,

a lei sì dolce e sola

la preghiera levar!

Dirle: stella del mare,

o fiammella che tremi

sull'azzurro del cor!

0 celeste scintilla,

che purissima fremi

sullo specchio dell'onde,

dentro il mare d'amor!

E' per te se dei mostri

le caverne profonde,

se l'orrenda pupilla

della piovra sfidai

0 mia stella romita,

al tuo cielo silente

io dal core fidente

il mio grido levai!

Tu piovesti al mio petto

una pace infinita :

e per te il maledetto

ritornò vincitor!

(Il petto gli si allarga in un sospiro di orgoglio felice; si passa le mani sulla fronte, come a scacciarne i pensieri paurosi. Va al fondo; si sofferma compiaciuto a guardare la macchina di Lethierry, ch'egli ha caricata sul suo barcone da pesca.)

Bell'ordegno, miracolo

due volte! Ti veda,

all'aprir la finestra, Lethierry,

e ai suoi occhi non creda!

(Chiude la finestra allegramente; scivola dalla porta nel giardino dileguando al fondo, tra gli alberi. Una pausa. Poi, da proscenio, entrano Déruchette ed Ebenezer. Essa lo procede di poco; ha la cuffietta da passeggio; si siede, con lenta grazia, un poco confusa, sulla panca: Ebenezer in piedi, col cappello in mano, le si sofferma da presso)

Ebenezer

(Con un tremito nella voce, mormorando)

Credete, signorina Déruchette,

non fu mia volontà.

Déruchette

(timida, assorta)

Fu lo zio Lethierry,

che indugiò col Decano.

Ebenezer

E' tanto dolce e strano

quest' incontro...Son già

molti giorni che sogno

di parlarvi.

Déruchette

Oh, sognate una piccola cosa, Pastore!

Ebenezer

Rammentate? in quella dolorosa sera?...

Déruchette

Voi eravate

venuto a consolare

il buon zio

Ebenezer

II Decano

aprì la Bibbia...

Déruchette

Voi

leggeste...

Ebenezer

E poi?...

Déruchette

E poi...

noi ci siamo guardati!

Ebenezer

Noi ci siamo guardati!

Pensaste mai perché?

Dèruchette

Da quel giorno non siete

venuto qui mai più!

Ebenezer

Ma tutti i vostri passi

ho contati, ho studiati!

Mi diceva la gente:

Pastore, Déruchette,

da che ci siete voi,

viene in chiesa sovente!-

Scusate : eran parole

di sante civettuole:

non volevo ascoltarle;

ma mi piacevan tanto!

E nel mio cuore intanto

Tessevo un filo d'oro,

un filo di speranza:

e mormoravo: oh se

davvero Déruchette

lo facesse per me!

(Dèruchette ha il viso a terra, confusa, estatica; egli continua, deciso)

Signorina, domani

un battello mi porta

lungi da qui. Mi chiama

la morte d'un parente,

Sarò ricco. Voi siete povera.

Mi volete per sposo?

(Dèruchette ha un fremito; giunge le mani in atto di supplica verso Ebenezer, come per farlo tacere; guarda lontano, con l'occhio smarrito, semichiuso: tace. Ebenezer prosegue, incalzante, soffocato)

C'è una donna

sulla terra per me: siete voi quella.

Dio la mia fede e voi la mia speranza.

Dèruchette

(con voce rotta d'emozione)

Signore, la parola è troppo bella:

ma non posso rispondervi da sola!

Ebenezer

Ho fatto per voi questo sogno

nell'anima segreta:

né pure Iddio, fanciulla,

a gli uomini i sogni divieta.

Vedete: non oso accostarmi;

vi parlo qui nell'ombra:

si puro è il mio pensiero

che nulla di voi se n'adombra.

Voi siete in amor la sovrana;

verrete a me voi sola:

io v'amo e confidente

aspetto la vostra parola

De ruchette

 

Mai non pensai , signor e, quando venivo in chiesa,

che un'altra era la meta del mio fedel cammino:

quando nella preghiera l'anima errava intesa,

godevo di sapervi a me tanto vicino,

ma l'anima nel cielo pareva trasvolar!

Ebenezer

Dio pone i suoi misteri nel fiore e nella stella;

ha fatto questa notte, ha fatto questo amore:

Voi pregavate in chiesa, io vi vedevo bella:

prima ch'io lo sapessi già vi portavo in cuore;

e il cuore è il primo tempio, e il cuore è il primo altar !

Déruchette

 

Eravate, signore, a gli angeli sì presso

ehe dietro i vostri sguardi credei salirvi appresso.

Forse sarà peccato se, quando il cor s'oblia,

Credi cercare il cielo, trovi d'amor la via?

(Déruchette rimane confusa delle sue stesse parole; Ebenezer ha fatto un passo per accostarsi; essa si è levata, tremante, si allontana da lui ancora. Dai fondo ritorna Gilliatt. La visione di Déruchette e di Ebenezer lo folgora, improvvisa; sta per mancare. Si appoggia, non veduto, ad un albero. Ebenezer è come trasumanato nella purità della sua offerta; un mistico velo avvolge le sue ultime parole. Gilliatt le ascolta, perduto, disfatto.)

Ebenezer

(lento a fior di labbro)

Signorina, siete

libera. Domani

parto. Se volete,

ritornerò. Dite

sola una parola

e ritornerò.

Ma se rifiutate

non tornerò più!

V'amo. Rispondete.

(Déruchette, che aveva seguite le parole dì Ebenezer, come correndo dietro a una fantasticheria, ora china la fronte, oppressa di felicità, senza rispondere, o come rispondendo a sé stessa)

Déruchette

(mormorando)

Io l'adoro!

Gilliatt indovina, più che non oda, la terribile confessione; ha un rantolo disperato.)

Gilliatt

Oh fossi morto sullo scoglio,

là giù!

(Una lunga pausa di silenzio angoscioso. La voce di Ebenezer, commossa, domanda ancora:)

Ebenezer

Signorina....

(Déruchette si scuote: lo guarda)

Attendo...

Déruchette

Che mai?

Ebenezer

La risposta

vostra..

Déruchette

Dio l'ha intesa!

(Le loro mani si stringono in una ebbrezza d'amore e di fede. Gilliatt nasconde il viso per non vedere: si avvinghia all'albero, disperatamente. Poi i due, felici, ignari, sì avviano, non più distanti e divisi: Ebenezer le passa, con paterno gesto di protezione, un braccio alla cintura)

Ebenezer

Tu sei la mia sposa! Quell'una

che il cielo mi diede!

A due

Ed insiem,

felici, in un viaggio di luna,

amandoci noi svanirem!

(Le voci si spengono, lontanando. Gilliatt si stacca dall'albero, brancolando come un cieco, e avanza fino alla panca; cade a terra esausto, la testa rovesciata sul sedile, dove prima era Déruchette. Ha uno schianto di singulti.)

Gilliatt

(nel ricordo insoffribile delle parole di Déruchette )

Dio l'ha intesa! No! L'anima l'ha intesa

L'anima mia, che non avrà più pace!

E avrò tanto lottato, avrò sospesa

tutta la vita al filo d'una sorte.

per venirmi a morir dì questa morte!

Ella non sa! Ed il giardino tace,

e canta nella notte il mar sereno.

(Una calma fatale, una decisione sublime gli entra nello spirito; sorge, deciso. )

 

Sta bene! Sparirò!

(Si guarda intorno:il mare sembra invitarlo. Ha come un impeto di slancio; fa alcuni passi verso il muretto, al fondo; si sofferma. )

Tornasse almeno

Lethierry! 0 gli scrivo ?

(Si precipita nel chiosco; va allo scrittoio. S'interrompe, incerto.)

Che gli scrivo?...

(Gli cade la penna; si accascia di nuovo. Poi con risoluzione:)

No! Non voglio rimpianti! Attenderò!

(Fugge dalla porta d'imbarco; scompare. Poco appresso, dal giardino, arriva Mastro Lethierry. Il dolore lo ha incurvato; entra nel chiosco, per riposare. Va allo scrittoio, osserva l'ora accende la sua pipa favorita. Si siede, triste e contrariato.)

Mastro Lethierry

Eccoti un altra notte,

o vecchio! Un'altra lunga notte ancora!

E tramontan le stelle,

e ritorna l'aurora,

ma la mia barca non ritorna più!

Da gran tempo Gilliatt, bravo figliolo,

se ne andava là giù,

contro la morte, solo!

Anche Gilliatt non è tornato più!

Tutto mi muore intorno:

e io odio la notte e temo il giorno!

(Alzandosi di scatto)

Oh! si soffoca qui! Chi m'ha rinchiusa

la finestra? Ch'io beva

l'aria del mare, del mio mar crudele!

(Spalanca la finestrata: la luce della luna inonda la stanza. Nel vano della finestra gli balena la sagoma della Durante! )

Dio! Non è vero, no!

E' fantasia d'un pazzo!

Occhi miei, occhi miei,

non m'ingannate, o buoni

occhi di marinaro!

La mia macchina! E' lei!

E' la Durande che torna!

E Gilliatt la salvò!

Gilliatt: figlio mio caro! Dove sei? dove sei?

(Corre di qua, di là, come fuori di sè, cercando Gilliatt. Guarda ancora dalla finestra; gli pare di scorgerlo. Ha un grido.)

Un'ombra! E' lui! E' lui!...

(Corre alla porta d'imbarco scendendo al mare; poco appreso riappare, ansante e raggiante di gioia, traendo con sé Gilliatt, che tenta divincolarsi)

Gilliatt! Mio figlio! Parla!

Dunque sei stato là? Sei proprio tu?

La mia macchina salva! E tu potesti?

Torni d'inferno o pur di paradiso?

Si direbbe magia! Guardami fiso!

Saltami al collo! Giurami, ragazzo,

ch'è tutto vero! ch'io non sono pazzo!

(Gilliatt ha cessato la resistenza; ha abbassato il capo, accogliendo silenzioso quella esplosione di felicità. Lethierry gli gira intorno, osservandolo amorosamente, da capo a piedi.)

Sei bello! Un vero eroe! L'ho sempre detto!

E schiatterà la gente

che t'aveva maledetto!

E schiatterà a vedere

la mia bella Durande tutta lucente

ritornata a sbuffar per le costiere!

Tu ne sarai signore e capitano,

perché tu sposi Déruchette!

(Gilliatt riceve il colpo terribile della inutile felicità; si appoggia allo scrittoio, come mancando)

Gilliatt

(sottovoce, distintissimo)

No!

Mastro Lethierry

(stupefatto)

Come?

Gilliatt

(con supremo sforzo)

Non l'amo!

(Mastro Lethierry non comprende; agita nervosamente il cappello, si tormenta la barba. Si aggira per la stanza, contrariato.)

Mastro Lethierry

Tu non l'ami?

C'è un mistero!

(Cade seduto sulla branda, i gomiti puntati )

Non l'ami! E

dovrei credere

che suonavi per me alla collina?

Quanto è sciocco! Non ama Déruchette!

Or tu fa in modo di volerle berne;

perché la mia piccina

non sposerà che te!

Gilliatt

(pallido, insistente)

Non l'amo!

Mastro Lethierry

 

Ed è per me

che soffrire freddo e fame

hai potuto?

che dei mostri sul carcame

sei giaciuto?

Pel tuo dono ecco il mio dono:

Déruchette! Or credi tu

di poter, tu così buono,

dire a me: non l'amo più?

Non ti credo! e non ti lascio!

Tu sei l'uom che mi conviene!

Non ti lascio andare più!

(Va sulla porta del giardino; afferra la catena della campanella, suonandola nervoso)

Gilliatt

( supplice, spaurito )

Non posso!

Mastro Lethierry

(con orgasmo)

Al mio richiamo

corrono tutti qua!

Non fuggi più!

Gilliatt

(con disperazione)

Non l'amo!

Mastro Lethlerry

Domani tua sarà!

(Dal giardino accorre Landoys, spaurito, premuroso. Gilliat s'è ritratto al fondo del chiosco: Mastro Lethierry si precipita festoso incontro a Landoys)

Landoys

La campana! Che notizie? Raccontate!

Mastro Lethierry

 

Landoys! Un miracolo. Guardate!

(Lo trascina verso la finestra; gli mostra la barca ritornata. Landoys rimane estasiato alla visione meravigliosa)

E' Gilliatt che me l'ha resa!

Sono ricco,Landoys!

Landoys

(gongolando)

Che mirabile sorpresa

preparate alla città!

(Dal giardino accorre gente al richiamo: sono borghesi, marinari, donne, operai, che giungono alla rinfusa. Qualcuno porta delle lanterne. In testa alla gente sono accorse Grazia e Dolce. Si fanno tutti intorno a Lethierry che, per la commozione ha come perduta la parola: lo interrogano, ansiosi.)

Coro

(a Lethierry)

E' tardi! Perché la campana chiamò?

Un'altra sventura? Che avvenne? Che fu?

Funesto presagio nel cor ci sonò!

Siam corsi al richiamo! Raccontaci! Su!

Mastro Lethierry

(correndo alla finestra, mostrando la

Durande, con gesti enfatici)

Ho sonato al; miracolo! Guardate! Non si naufraga più!

La ferocia dei turbini ha domata

di Gilliatt la virtù!

(La gente si rovescia addosso a Lethierry, si accalca sotto la finestra, per ammirare, stupefatta. Landoys racconta a Grazia e Dolce l'avventura incredibile. Gilliatt, nel suo angolo, si rannicchia sempre più, oppresso dalla curiosità popolare.)

Coro

 

Meraviglia! Meraviglia!

La Durande è salva in porto!

E Gilliatt è ritornato!

Tra gli scogli non è morto!

Ha l'inferno e il paradiso

che combattono al suo fianco!

Or perché si copre il viso?

Perché sta sì muto e bianco?

Mastro Lethierry

(di mezzo al trambusto, chiamando)

Déruchette! Dèruchette!

(Ora dalla folla rimasta nel giardino si staccano due ombre; sono Déruchette ed Ebenezer. La folla fa ala, rispettosamente, al Pastore, che si sofferma sulla porta. Dèruchette corre ad abbracciare Lethierry. Gilliatt rialza il capo e la affisa perdutamente. )

Déruchette! Cara! Cutrettola mia!

La dote che ti avevo preparata,

la bella nave ancora è ritornata!

E l'eroe che la dona è Gilliatt!

(A Gilliatt)

Fatti innanzi, là, tu! Che questa gente

veda quanto sei bello e sei possente!

(Gilliatt avanza a stento, pallidissimo. Poi Lethierry si rivolge a Déruchette)

Egli è degno di te: sarà tuo sposo. (A Ebenezer)

Voi li unite. Pastore. E' voler mio!

(Déruchette ed Ebenezer si fissano, con un lungo sguardo senza speranza. Ebenezer si domina; piega il capo, a cenno di obbedienza. Allora Mastro Lethierry prende da uno dalla folla una lanterna e l'alza nel viso a Gilliat, parlando a Dèruchette, con accento di superba contentezza)

Guardalo! E' bello!

(Déruchette leva gli occhi faticosamente, e lo guarda. Gilliatt è orrendamente pallido, disfatto. Dèruchette, sviene nelle braccia di Grazia e Dolce)

Dèruchette (mancando)

Dio!

(Mastro Lethierry non comprende; fa cenno alle donne di condurre Déruchette all'aperto; la gente si fa intorno rispettosa, mentre Dèruchette passa, sorretta dalle due donne. Gilliatt è scomparso, in un gesto disperato dalla porta d'imbarco. Ebenezer si è soffermato, solo, l'occhio perduto nel vuoto, in atto di mistico abbandono al destino.)

 

ATTO TERZO

A Saint Pierre-Port. Un recinto di rami e di scogli, sulla riva del mare. I massi strapiombano, coperti di una rude vegetazione. Alla sinistra, un aggetto dello scoglio forma Tina specie di sedile. Alla destra, tra gli scogli, un sentiero, che costeggia la marina: non molto lontano si profila il porto. Quasi all'approdo, a specchio dell'acqua, la chiesa. La luce del giorno penetra nel recinto, attenuata e stanca.

( In piedi, tenendosi per mane, lo sguardo fiso nello sguardo, sono Ebenezer e Déruchette. Il giovine Pastore è in abito da viaggio; Déruchette è vestita di bianco. Una disperazione mortale è sui loro volti. Si parlano a bassa voce, a frasi tronche, come folgorati da un destino invincibile.)

Dèruchette

 

Non partirete. Ho creduto

di dirvi addio: non potrò.

Non vi rimprovero, no.

Ma perché siete venuto,

ieri, e m'avete parlato?

Non dovevamo. Sareste

lontane. Nulla io saprei.

Forse avrei pianto. Ma adesso

io morirò.

Ebenezer

Voi avete

sentito quanto ha promesso,

ieri, lo zio Lethierry.

Déruchette

 

(Con angoscia)

Dio!

Ebenezer

 

Una cosa mi resta,

sola, da fare: partire.

Dèruchette

 

E a me, morire. Oh, vorrei

che non vi fosse più mare!

Che fosse tutto un azzurro

di cielo. Questa partenza

sarebbe tranquilla, senza

rimpianto. Come il sussurro

d'un ala, la nostra vita

si perderebbe, svolando

dentro la luce infinita.

(Ebenezer fa un movimento deciso; si stacca da Déruchette, come per avviarsi.)

Ebenezer

 

Addio. E' necessario.

Déruchette!

(Déruchette ha un grido;Ebenezer si riavvicina)

Dèruchette

No! Mai, mai!

Voi avete le anime fedeli

che attendono il pastore;

per voi cantano gli angeli dai cieli,

se troppo solo è il core.

Io se la vostra voce dentro di me si spenga,

io non ho chi mi tenga

il peso della croce.

Ebenezer

(con strazio)

Quando l'anima vostra il ciel mi diede

con quel suo dono mi rubò la fede:

non doveva nei cieli esser segnato

che foste d'altri, s'io vi avessi amato!

Déruchette

(in un brivido, incalzando)

Oh l'uomo orrendo! L'avete

veduto! Come potreste

abbandonarmi così?

Non s'apre un cielo, per poi

chiuderlo a un tratto. Noi siamo

l'uno dell'altra. No: voi

non andrete. Resta. Io t'amo!

(Déruchette gli si avvinghia, con impeto irresistibile: gli incrocia le mani dietro il collo. Ebenezer la scosta, dolcemente: ella cade seduta sull'aggetto dello scoglio; lo riallaccia alla vita, con abbandono.)

 

Dolce mi fu per te giunger le mani

e pregare il Signore in devozione;

dolce tornare in chiesa all'indomani,

scaldando a li occhi tuoi la mia passione.

Che colpa hai tu se guardi dall'altare

e dietro ti si svia l'anima ardente?

Che colpa hai tu se, nel guardar la gente,

hai fatto una fanciulla innamorare?

Ebenezer

 

Ma ieri ho detto e non dovevo dire;

ho pianto e non dovevo lagrimare.

Ora d'altri tu sei: mi tocca andare;

ora tutto sai tu:devo partire.

Il destino ti ha data a un uomo buono;

digli che son fuggito e gli perdono.

Come amata io t'avrei digli che t'ami,

ma non amarlo tu come tu m'ami,

Addio! Addio!

(Ebenezer le prende la testa tra le mani; la affisa perdutamente; poi le pone un bacio lungo, ardentissimo, in fronte. Restano immobili, così, curvi sotto il destino: singhiozzano, desolatamente. Appare dalla sinistra, Gilliatt. E' trasformato. E' scomparso il disordine della sera innanzi; indossa un severo abito festivo. Lo si direbbe bello; d'una maschia e robusta bellezza marinara. La sua faccia è ferma; ogni suo gesto dinota una volontà eroica. Si accosta ai due amanti, inavvertito; mormora dietro di loro le parole della salvezza inverosimile.)

Gilliatt

(Chiaro, lento, sicuro)

Perché non vi sposate?

(Alla voce i due si staccano, sobbalzando. Ebenezer volge il capo; si guardano, stupiti. La faccia di Gilliatt è immota)

Nessun addio. Sposatevi.

Poi partirete insieme.

(Déruchette balza in piedi; ha un tremito per tutto il corpo.)

La signorina è libera di sé.

Voi vi amate. Sposatevi.

Déruchette

( Balbettando, timorosa )

Il mio povero zio...

Gilliatt

 

Perdonerà,

a nozze fatte

Déruchette

(incerta, intuendo un mistero)

Io non vorrei lasciare

affanni dietro a me.

 

Gilliatt

(un po’ aspro, come parlando a sé stesso)

Oh, dureranno poco!

(Ebenezer intanto, è venuto studiando Gilliatt. A un tratto l'interrompe)

Ebenezer

 

Io vi conosco!

Voi mi salvaste un giorno

dalla marea

Gilliatt

(schermendosi )

Non so.

Ebenezer

Non m'inganno. Voi siete l'uomo di ieri sera.

Gilliatt

(seccamente)

Noi perdiamo tempo.

Déruchette

(affisandolo, ammirata)

Come veniste qui ?

Gilliatt

(dominandosi, con naturalezza)

Sapevo.

V'ho seguita. Il battello

parte tra poco. Ho tutto

preparato por voi.

Ho il consenso: ho l'anello.

Ebenezer

(stordito, ansioso, incredulo)

E il Decano?

Gilliatt

 

Ci aspetta.

Ha voluto la prova

che Lethierry consente.

Gli ho data questa lettera...

(Gli presenta un foglio; Ebenezer lo svolge,

trepidante)

Ebenezer

(leggendo)

Vai dal Decano: chiedi

le licenze ed affretta

le nozze. Se anche subito,

meglio.

Gilliatt

(concludendo, freddo )

Perfettamente.

(Si allontana, dalla sinistra. Déruchette si é accostata a Ebenezer; riguardano, confusi, la lettera, intuendo il sacrificio di Gilliatt.)

Déruchette

(a bassa voce angosciata)

E' il buon zio. Ne ravviso

la scrittura. E quest'uomo

è il mio sposo. E' Gilliatt.

Perché ci salva?

Ebenezer

 

(con gli occhi ai cielo)

E' vano

tentare il paradiso.

Stendiamogli la mano

è la felicità!

(Ritorna Gilliatt, seguito da un marinaro, che porta a spalle un baule di cuoio lavorato.)

Gilliatt

 

(offrendo il baule, a Dèruchette)

Quando veniste qui, non sapevate

di partire. Ora io credo

che vi abbisogni al viaggio

un piccolo corredo.

Prendete, Da mia madre

l'eredità. Mi disse: “per tua moglie,

quando ti sposerai.”

(Ebenezer vorrebbe rifiutare; ma il sublime eroismo di Gilliatt lo vince. Déruchette abbassa il capo; gli occhi le si riempiono di lagrime, che tenta di nascondere. Il marinaio a un cenno di Gilliatt riprende il baule e si avvia dal sentiero, verso il mare. Ebenezer lo segue, come ubbidendo a una forza superiore e misteriosa. Ora Déruchette é sola con Gilliatt. )

Déruchette

 

Voi foste generoso

e grande. D'una santa

memoria vi privai.

Perché non lo serbaste

a vostra moglie?

Gilliatt

 

Io, forse,

non mi sposerò mai.

Déruchette

 

Sarebbe gran peccato.

Voi siete tanto buono.

Gilliatt

Grazie.

Dèruchette

(osservandolo, colpita)

Ma voi piangete!

Gilliatt

 

No, non piango. E' che sono felice.

Ora ascoltate.

(Sforzandosi a prendere l'aria di chi racconta cose indifferenti)

Se un tempo avete udita

ripetere sul colle

un' aria favorita,

signora, perdonate

al mio capriccio folle.

Un giorno ad uno scoglio

la Durande si incagliò.

Dissero che nessuno

sarebbe andato là:

di tentare l'impressa

ebbi temerità.

Se ieri, a riguardarmi,

voi vi siete svenuta,

dovete perdonarmi:

non fu mia volontà.

Ero lacero, sfatto

dal lavoro: vi ho fatto

paura. Non serbatemi

rancore. Eccovi quanto volli dirvi. Il battello

v' attende. Il tempo é bello.

Grazie per quel minuto

che voleste ascoltare

l' ultimo mio saluto.

(Gilliatt s' inginocchia, a baciarle la mano; Déruchette lo risolleva, confusa, commossa. Ritorna Ebenezer. Gilliatt si rialza, si ricompone; riprende la sua energia.)

Andiamo.

(Fa cenno a Dèruchette di raggiungere Ebenezer e di avviarsi con lui alla chiesa: i due abbracciati, smarriti nella grande felicità ancora incredibile, s'incamminano, disparendo dal sentiero, verso la Chiesa. Gilliatt è, un attimo solo)

Orsù Gilliatt!

Vecchio lupo di mare!

Tra poco è terminata

la tua buona giornata,

andremo a riposare!

(Un turbinio di nubi fosche invade la scena, nascondendola. E' l'angoscia di Gilliatt, più profonda. E' l'angoscia di Gilliatt, più profonda, più infinita . Quando le nubi diradandosi  

E' l'immensità oceanica lucente nella chiarezza meridiana. Da destra avanza in mare la scogliera Gild-Holm-Ur. Sulla punta estrema, già per metà inondata dal flusso della marea nel vano simigliante ad una strana sedia naturale è assiso Gilliatt. Pare una divinità marina, impietrita. Ha l'occhio perso nella lontananza delle acque. Il suo corpo emerge dallo scoglio per metà già coperto dalle onde. E il mare continua a salire. Gilliatt indossa una camicia di tela greggia, aperta sul petto. Ogni disperazione è scomparsa dal suo viso. Storni di gabbiani gli svolano intorno.)

 

Gilliatt

 

Il battello! Il battello!

Come avvinti! E son io

Che li ho stretti così

(Dalla sinistra appare, lontano, il battello veliero, che porta Ebenezer e Dèruchette. Le due figure si profilano, allacciate in un abbraccio di felicità. Gilliatt si rannicchia nello scoglio, per non essere veduto. Il battello gira al largo, disparendo dietro alla scogliera)

Ed ecco tutto quanto

amai! Marea m'inghiotti!

Marea al tuo mestiere!

(Si sprofonda nello scoglio, aspettando la morte. L'oceano lo ricopre, vittorioso, inesorabile.)