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Altre opere

  Tra i suoi lavori devono essere ricordati: Preludio, Tarantella, Toccata, Valzer in sol maggiore per pianoforte; Andantino per violini e pianoforte; una raccolta di musiche per organo; una Messa per organo, orchestra e coro; una Ave Maria, una Berceuse, una Suite per archi; un Quartetto per archi in re maggiore; una composizione descrittiva: Le campane della mia Parrocchia (cioè la SS. Trinità di Bozzolo). E pure un fox-trot. Anche se ci può sembrare strano. «Dopo aver sempre “tuonato” contro la musica da ballo, un giorno mi confessò che aveva voluto provare a modernizzarsi e mi fece sentire il suo fox-trot. Ricordo il suo infantile compiacimento per quel suo tentativo innovatore» rammenta il dottor Manfredini.
  Che dire di tali composizioni? Lasciamo la parola a chi le ha sentite e sa giudicare. «La Tarantella: di squisita fattura e indiscutibile gusto». «La Toccata: una divertentissima toccata sui tasti neri che rimane a testimoniare la padronanza che ebbe Paccini della tecnica pianistica». Così il dottor Manfredini. «Le campane della mia Parrocchia: un brano crepuscolare, estremamente elegiaco, dotato di una grande malinconia, commovente. Una pennellata da grande maestro». Così il critico musicale cremonese Luciano Panena. Al quale lasciamo la parola anche per un giudizio complessivo: «Giuseppe Paccini: un musicista tutto da scoprire, dotato di una fresca genialità inventiva, che scriveva sulla scorta di una profonda conoscenza della dottrina musicale e compositiva. Un precursore dell'attuale decentramento musicale che delinea ancora una volta la viva intelligenza del personaggio e la modernità delle sue idee, sempre protese nella divulgazione di questa grande Arte nella quale credeva con fede ardente di apostolo».
  Questo quanto conosciamo del Maestro Paccini. Ma potrebbe non esaurirsi qui il suo patrimonio musicale. Che cosa nascondono, a noi «vedenti», quei fogli - e sono tanti - tutti scritti in braille? Sono fogli raccolti e custoditi gelosamente dal comm. Zangrossi. Fogli che «letti» da chi sa usare i polpastrelli al posto degli occhi, potrebbero rivelare grosse sorprese.
  Potrebbero anche contenere quei lavori giovanili che si credono irrimediabilmente dispersi. Potrebbero mostrarci che quella che riteniamo l'ultima composizione: Quartetto per archi non è invece l'ultima.
  Così si pensava sino a ieri. Ma oggi le cose sono in parte cambiate. Oggi (31 ottobre 1995) possiamo dire che il Maestro Paccini compose anche dell'altro. Ne abbiamo le prove certe. Grazie alla professoressa Anna Vignoni, sono stati tradotti in brevissimo tempo dal braille i fogli messi a disposizione dalla famiglia Zangrossi e sono così venuti alla luce, firmati dallo stesso maestro, anche una Mazurka in mi bemolle maggiore, una Mazurka n° 2 in re bemolle maggiore, un Valzer per pianoforte in sol bemolle; un Notturno in sol bemolle maggiore; una Ninnananna per orchestra in sol maggiore (incompleta), un Gloria per 4 voci in re maggiore per organo, un Gloria per 4 voci in mi bemolle maggiore per organo.
  Ma sicuramente la produzione di Paccini non è ancora completa. Sicuramente non è stato ancora ritrovato tutto.
  Si sa, ad esempio, dell'esistenza di un' altra cassetta piena di fogli scritti in braille. Era custodita in casa Griffini (via Carducci). Dove è finita dopo la morte dell'ultimo componente la famiglia?
  Sarà solo un'illusione sperare che qualcuno, anche soltanto per curiosità l’abbia conservata e ora sia magari dimenticata in una soffitta? Se le cose fossero andate così, preghiamo chi ne fosse in possesso di metterla gentilmente a disposizione di tutti, di permetterci di sapere quanto e cosa Paccini compose sino al 1943.