Le due opere non sono i soli lavori musicali di Paccini. Egli compose parecchio altro, prima e dopo le due opere, in gioventù e durante la maturità, mentre era a Milano e poi più tardi a Bozzolo. Ad un certo punto, infatti, forse preso dalla nostalgia del paese natio abbandonò la città dove forse avrebbe potuto fare fortuna o almeno percorrere una carriera più gratificante, e tornò a Bozzolo.
«Tornò fra i suoi, come tornano i fanciulli quando si fa buio» ebbe a dire don Mazzolali.
In che anno esattamente sia tornato non sappiamo. Si dice nel 1914, ma non ci sono prove sicure. Certo, mentre ancora infuriava la Guerra. Ma non aveva più famiglia. Nel frattempo erano morti i genitori, e non aveva neppure fratelli. Così andò a vivere con una vecchia zia in via Pasotti (attualmente via Bonoldi).
Un gruppo di ragazzi, desiderosi di imparare un po' di musica, gli si strinse intorno e rAmniinistrazione Comunale gli fornì allora un locale dove potesse «far scuola». Due stanze in via allora Mazzini, ora Matteotti, nell'edificio gonzaghesco noto come il «Tribunale».
E Paccini fece scuola. Con lui nacque la prima scuola di musica della provincia di Mantova - fu detto in più occasioni da ex allievi e da don Mazzolari - e si legge sul verbale di deliberazione del Consiglio Comunale bozzo-lese del 27 novembre 1954.
Ma non è precisamente così.
La scuola di musica, davvero la prima in provincia di Mantova, a Bozzolo nacque molto prima. Questo va detto per amore di verità, ma non toglie nulla alla bravura del Maestro, al «nostro grande Maestro» come lo chiamava don Primo.